Saltblood: la vera storia della piratessa Mary Read

Un viaggio epico nella vita di Mary Read, pirata e sopravvissuta, narrato da Francesca De Tores nel suo libro edito in Italia da Ne/oN editore. Tra battaglie, amori e identità celate, “Saltblood” racconta la vera storia di una donna che ha sfidato i limiti del suo tempo.

Non c’è nulla di sbagliato in questo libro.
O meglio, di cose sbagliate ce ne sono – l’ingiustizia, il dolore, la perdita, la piccolezza che rivelano gli uomini quando si stupiscono che la protagonista sappia fare tutto ciò che sanno fare loro e forse anche meglio —, ma è raccontato tutto con tale maestria, che più che arrabbiarci vogliamo solo andare avanti, vedere di più, scoprire come Mary Read, una volta ancora, ne uscirà da sopravvissuta.
Perché Saltblood di Francesca De Tores è questo: la storia di una vita rubata e guadagnata, di una bambina cresciuta come bambino che ha poi imparato ad essere entrambi, una vita intera passata a chiedersi “Chi sono io? Chi sono veramente?”
La risposta arriva col tempo: lei è Mary Read, a volte Mark, una creatura che appartiene al mare, sconfinata, implacabile. Più di ogni altra cosa, però, Saltblood è la vera storia di una pirata.
Durante la prima metà della sua vita, Mary si muove tra le sue due identità, salpando su una nave dopo l’altra, solcando mari, combattendo guerre, amando in segreto e poi con dolore. Un’esistenza pesante sulle sue spalle fin dal giorno in cui nasce e in cui la sua esistenza come Mark viene sancita dalla madre, una povera donna che vede la figlia come due cose soltanto: un’usurpatrice della vita del fratello morto (da cui Mary prende il nuovo nome) e un’opportunità di guadagno.

Mary non tarderà a scappare, imparando a conoscere il mare per la prima volta in marina, celata dietro l’identità di Mark. Nello stesso modo si unirà più avanti all’esercito, dove lascerà che il suo segreto venga a galla per amore.
Non è difficile notare come, in poche righe, l’atteggiamento del mondo cambi drasticamente: quando Mark — veloce, intelligente, abile, coraggioso e forte — se ne va per lasciare spazio a Mary — altrettanto veloce, intelligente, abile, coraggiosa e forte, con l’unico difetto di essere donna — quelli che un tempo si chiamavano compagni non la vedono più allo stesso modo; come se Mary non fosse più la persona con cui hanno navigato e cavalcato, davanti a cui si sono mostrati nudi e fragili, vicino a cui hanno versato il sangue dei nemici e lavato via quello degli amici. Come se ammettere di aver condiviso con una donna ciò che credevano di aver condiviso con un uomo fosse un destino peggiore della morte stessa.
Mary smetterà di essere Mark: abbandonerà le vesti del fratello morto e si muoverà nel mondo con un’identità che, pur essendo sempre stata sua, è per lei una novità. Tornerà al mare, che la chiama come la ninna nanna di una madre amorevole, e troverà posto nella ciurma di un mercante. Mary avrà presto ragione nel non fidarsi di lui, cogliendo l’opportunità che l’avidità del suo nuovo capitano le offre: l’uomo infatti commercia nelle terre dei pirati ed è grazie a lui che Mary scoprirà l’esistenza di Nassau.
Oggi capitale delle Bahamas e un tempo sede della Repubblica dei Pirati, è il luogo che ha visto nascere nel 1696 la pirateria dei Caraibi. Più tardi, nel 1706, dopo essere stata abbandonata dal governo inglese, diventa patria di un gruppo di corsari che si trasformarono presto nei primi pirati di Nassau. Dopo diversi assalti e l’arrivo di nuovi abitanti, i pirati stessi fondarono un governo a sé stante e autosufficiente, un porto sicuro che divenne presto la patria di nomi che ancora oggi fanno parte della storia della pirateria, come Edward Teach — il celebre Barbanera —, Charles Vane e ‘Calico’ Jack Rackham.
Sarà proprio Calico Jack che, dopo aver assaltato la nave su cui viaggia Mary, la accoglierà nella sua ciurma, sancendo l’inizio della sua vita da pirata.
È qui che Mary Read entra nella storia: la ragazzina di Plymouth che per anni si era nascosta dentro gli abiti di qualcun altro, entrerà a far parte delle leggende dell’isola, oggetto tanto di timore e superstizione quanto di curiosità — la più importante tra tutte, quella di Anne Bonny.
Nata a Cork alla fine del diciassettesimo secolo, entra presto anche lei nella leggenda. Anne è la figlia illegittima di un avvocato irlandese, che la porta con sé a Charles Town quando ha solo 13 anni. Sposa di sua volontà John Bonny — dopo aver resistito al fidanzamento che aveva deciso per lei il padre — e lo segue fino alle Bahamas, dove lo vede diventare un informatore del Governatore Rogers contro la pirateria.
Il loro matrimonio diventa presto niente più che un documento: Anne scopre il mondo da sola, fino a Nassau, dove incontra Mary e Calico Jack. Entra a far parte della ciurma e si fa una spietata nomea come donna feroce e coraggiosa, che partecipava persino ai conflitti — spesso in abiti maschili.


Il regno di Anne Bonny e Mary Read prospera fino al 15 novembre del 1720 quando la William, su cui navigano con la ciurma di Calico Jack, viene fermata in Jamaica dalle forze dell’ordine due anni dopo l’inizio di una cruenta caccia ai pirati indetta da Giorgio I d’Inghilterra. Nel 1717 il Re aveva promesso il perdono a chi avesse voluto abbandonare la pirateria — presumibilmente per entrare a far parte di un gruppo di corsari controllati proprio dalla Corona britannica —, ma dopo un chiaro insuccesso aveva deciso di passare all’attacco.
Calico Jack e la sua ciurma vengono portati in Jamaica per essere messi a processo dove sono immediatamente riconosciuti colpevoli. Tutti tranne Mary e Anne che aspettano il 28 novembre per ricevere la loro condanna. Condanna che si protrarrà, essendo entrambe in stato di gravidanza riconosciuto; una salvezza temporanea che permette a Bonny di essere liberata grazie all’influenza del padre. Mary, sfortunatamente, muore in prigione l’anno successivo.
Saltblood — proprio come Mary — è forza, resilienza, caparbietà, identità, perdita e libertà, agognata e guadagnata con il sangue e col sudore.
Ma Saltblood è anche l’odore del mare, la sabbia sotto i piedi, il rumore delle navi, diverso per ognuna proprio come una voce. C’è sacrificio, rabbia, amore e una famiglia tanto sgangherata quanto unita che prende forma lungo la strada.

Questo libro è una vita intera, raccontata magistralmente e che si spera non finisca mai. Non è leggero né facile: è una storia importante, imponente, ancora di più se ci si ferma a pensare che è reale. Lo stile di De Tores però è coinvolgente, arriva con facilità e rimane nel cuore, proprio come i personaggi del libro.

Alcuni punti della storia hanno un ritmo più lento rispetto ad altri, ma sicuramente non risultano meno coinvolgenti. Lo stile di scrittura è perfetto per il tipo di storia che l’autrice vuole raccontare, riuscendo, anche grazie alla traduzione della casa editrice italiana, a farci quasi dimenticare che non stiamo leggendo in lingua originale. Il vocabolario è a volte crudo, diretto, necessariamente forte e realistico, restituendo a chi legge un’idea della durezza che ha provato Read durante la sua vita.
Un punto a favore è sicuramente la fedeltà quasi totale alla storia reale, tanto di Mary quanto degli altri personaggi; una storia avvincente, che merita di essere conosciuta a fondo e che spero raggiunga più persone possibile attraverso il libro di Francesca De Tores.

Beatrice Barel, Lumi Online Journal

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