L’incastellamento tra storia e archeologia

L’incastellamento nel Medioevo ha segnato una trasformazione radicale del paesaggio europeo, con la costruzione di castelli che hanno rivoluzionato vita sociale e politica. Attraverso gli studi di Pierre Toubert e Riccardo Francovich, emergono nuove prospettive su questo fenomeno cruciale.

Nel corso del Medioevo, in un periodo compreso tra il IX e il XIII secolo, l’Europa si trasformò grazie a un fenomeno noto come incastellamento. Questo processo non solo ridisegnò il paesaggio con la costruzione di imponenti castelli, ma rivoluzionò anche la vita sociale, economica e politica dell’epoca. Due studiosi di grande rilievo, Pierre Toubert e Riccardo Francovich, hanno fornito preziose chiavi di lettura per comprendere appieno questo fenomeno.

Pierre Toubert, uno storico francese, negli anni settanta del Novecento, ha effettuato uno studio nell’entroterra laziale, prendendo in esame il periodo tra il IX e il XII secolo. Durante il suo studio, Toubert si rese conto che a partire dal IX secolo iniziarono a sorgere numerosi villaggi fortificati, che vengono chiamati castelli. Secondo ciò che ha affermato lo storico francese, il proliferare di castelli rappresentava un metodo di difesa e controllo del territorio, da cui si crearono in seguito nuovi aspetti politici. Infatti, l’Europa altomedievale era continuamente minacciata da popolazioni come Vichinghi, Ungari e Saraceni, rendendo la protezione un bisogno primario. I castelli, che inizialmente erano semplici strutture in legno con una cinta muraria, nel corso dei secoli si evolvono fino a diventare delle vere e proprie cittadelle fortificate, con manieri in pietra, torri e possenti mura difensive. Proprio lo storico francese descrisse questo fenomeno come incastellamento.

Nello stesso periodo in cui Pierre Toubert elaborava la teoria dell’incastellamento, Riccardo Francovich, un archeologo italiano dell’Università di Siena, condusse una campagna di scavi presso il castello di Montarrenti in Toscana. Gli scavi di Montarrenti hanno portato alla luce reperti come utensili, ceramiche e resti di cibo, offrendo un quadro vivido della quotidianità dei suoi abitanti. Questi oggetti ci raccontano di un mondo in cui la vita all’interno del castello era dinamica e variegata, dando un volto alla storia spesso ridotta a semplici date e eventi.

Montarrenti nasce come borgo nel VII secolo, ben due secoli prima che in Europa si diffondessero i castelli, e soltanto in un secondo momento viene fortificato e trasformato in un castello a partire dal X secolo. Questo significa che gli scavi di Francovich sono in antitesi con la tesi toubertiana. Infatti, lo storico francese ha affermato nella sua teoria che, almeno nel Lazio, i castelli sono nati ex novo. Soltanto negli anni ottanta e novanta, con l’approfondimento dei documenti storici e con il prosieguo degli scavi in altri castelli, si è compreso che l’incastellamento, almeno in Italia, si diffonde in modo diverso da regione a regione. Gli studi di Toubert e gli scavi di Francovich hanno segnato l’inizio di una nuova era per quanto riguarda lo studio dei castelli, sia da un punto di vista storico che archeologico, tanto che ancora oggi gli studiosi che vogliono intraprendere lo studio di un determinato castello fanno riferimento alla teoria dell’incastellamento di Toubert e alle metodologie di scavo messe a punto da Francovich durante la sua campagna di scavo a Montarrenti.

Emiliano Ancarola, Lumi Online Journal

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