L’arte ha da sempre svolto un ruolo fondamentale nell’interpretare e testimoniare gli eventi storici, e la guerra, con il suo impatto devastante sull’umanità, non fa eccezione. Nel corso dei secoli, pittori, scultori, poeti e musicisti hanno affrontato il tema del conflitto, non solo come cronaca visiva e simbolica, ma anche come mezzo di riflessione sulle conseguenze morali, psicologiche e sociali della violenza.
Per molto tempo nella storia dell’arte, la guerra è stata celebrata. Sono innumerevoli le opere che rappresentano battaglie, spesso dipinte per esaltare la gloria di personaggi potenti. Un esempio è il mosaico della Battaglia di Isso, che celebra la vittoria di Alessandro Magno sul re Dario. Questo mosaico, proveniente da Pompei, si trova oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nonostante i dettagli drammatici, come un cavallo e un uomo a terra, la celebrazione della superiorità di Alessandro è lampante. È interessante notare che, nonostante la drammaticità della scena, non ci siano raffigurati cadaveri o figure esplicitamente decedute.

In altri casi la battaglia diventava un pretesto anche per studiare e lavorare sul corpo umano e sul movimento. Un esempio celebre – e sfortunatamente perduto – è la “Battaglia di Anghiari” , realizzata da Leonardo da Vinci. La battaglia di Anghiari fu uno scontro avvenuto tra fiorentini e milanesi qualche anno prima. Pur non avendo più l’opera realizzata dall’artista, ci sono pervenuti diversi disegni preparatori e le copie realizzate da diversi altri artisti successivi come Rubens. In entrambe le opere si nota che la resa del movimento del corpo umano è fondamentale nell’opera di Leonardo e doveva essere anche ciò che avrebbe colpito lo spettatore dell’epoca.


Leonardo da Vinci, Studio preparatorio della Battaglia di Anghiari
Rubens, copia della parte centrale dell’affresco, Museo del Louvre
Molto spesso però, nelle opere non si rappresentavano i disastri e gli aspetti negativi associati alla guerra che, pur esistendo, non venivano raccontati. Al massimo vediamo dei corpi nelle battaglie ma difficilmente del sangue. In quest’opera di Peter Fendi vediamo rappresentata la comunicazione della morte, avvenuta in guerra, di un marito e padre, alla sua famiglia. La madre piange di disperazione sapendo il difficile futuro che attende lei e i suoi figli.

Nel Novecento inizia a farsi strada l’atrocità della guerra, che diventa un tema fondamentale. Già nella Prima Guerra Mondiale iniziano ad essere utilizzate nuove tattiche. “Gassed” è il titolo di quest’opera di Sargent che rappresenta una fila di soldati dagli occhi bendati che camminano sui corpi dei loro compagni per ritirarsi.

Il tema dell’uso del gas in guerra viene poi ripreso anche in questa litografia di Otto Dix , dove il bianco e nero ha un forte impatto. Non ci sono più soldati, ma solo mostri con maschere.

Ma l’opera più maestosa che ci parla del tema della guerra è di Otto Dix, il trittico della Guerra, realizzato tra il 1929 e il 1932. Il pannello a sinistra rappresenta l’alba: vediamo le truppe in partenza. Nel pannello centrale sono raffigurati gli orrori del campo di battaglia. Nell’ultimo pannello, invece, vediamo alcuni soldati che tornano a casa, portando con sé i corpi dei compagni feriti e schivando i cadaveri. Nella predella, la piccola parte sotto, vediamo i cadaveri dei morti in battaglia.

Otto Dix, Trittico della morte, 1929-1932
La guerra come sempre lascia risvolti tragici: non solo la morte, ma anche le difficoltà successive per i sopravvissuti. Karl Schwesing crea una serie intitolata, Les Inutiles, che ha come soggetti i prigionieri disabili della guerra spagnola. Anche lui si sentiva un po’ come loro, essendo stato spesso discriminato per via del suo rachitismo. Nel corso della sua difficile vita, Schwesing venne anche torturato e rinchiuso in un campo di prigionia.

Denunciando le atrocità della guerra, man a mano, il messaggio nelle opere cambia, diventando una vera e propria opposizione a queste carneficine di uomini. Come non ricordare l’enorme “Guernica” di Picasso, opera che si batte contro il tema della guerra. Narra infatti il famoso episodio del bombardamento dell’omonima città basca durante la guerra civile spagnola. Interessante è che l’arazzo, copia del dipinto, è oggi esposto all’interno del Palazzo di Vetro, sede dell’ONU.
Ma la storia dell’arte non è mai lineare. Già nell’Ottocento Goya aveva urlato per denunciare le ingiustizie e gli orrori della guerra sul territorio spagnolo, con la tela “Il 3 maggio 1808″. Abbiamo da sempre saputo quanto la guerra fosse terribile e forse solo lentamente abbiamo avuto la forza di denunciarla e di opporci.
Gaia Filippini, Lumi Online Journal

