Immagina che un giorno la Basilica di San Pietro diventi un luogo decadente, tanto da dover essere demolita e ricostruita. Questo è quanto accaduto con Papa Giulio II, che decise di abbattere la vecchia basilica per crearne una nuova, sebbene fosse ricca di opere d’arte.
Immagina che un giorno la Basilica di San Pietro diventi un luogo decadente e trascurato, che una parete si inclini tanto da temere il crollo dell’edificio. Allora il Papa deciderà di abbatterla e creare una nuova chiesa. Questo, in sintesi, è ciò che è successo con Papa Giulio II, che decise di demolire la Basilica di San Pietro, che si trovava in uno stato di decadenza e rischiava il crollo. Nonostante questo, sappiamo che la Basilica era ricca di opere che solo parzialmente ci sono pervenute. Malgrado ciò, anche la Basilica aveva vissuto i suoi momenti di gloria, come per esempio l’incoronazione di Carlo Magno nell’800, rappresentata da Jean Fouquet nel XV secolo.

Jean Fouquet ,Incoronazione di Carlo Magno, XVI secolo
Le poche informazioni in nostro possesso, ci sono giunte da Tiberio Alfarano, storico dell’arte, letterato e presbitero, che realizzò una pianta della chiesa con una ricca e dettagliata descrizione.

Tiberio Alfarano, particolare della pianta dell’ex Basilica di San Pietro, terminata nel 1582
Possiamo ipotizzare come doveva essere la facciata di questa costruzione dall’affresco nel Chiostro di Santa Maria Novella dove è rappresentato San Domenico che resuscita Napoleone, non quel Napoleone, ma il nipote del cardinale Orsini. L’opera è realizzata da Alessandro Fei tra il 1581 e il 1584. Sullo sfondo è visibile l’antica facciata della basilica, mentre sono già iniziati i lavori per la nuova costruzione.

Alessandro Fei, San Domenico resuscita Napoleone, 1581-1584
Sappiamo che la Basilica era stata costruita in materiali poveri, come ad esempio il legno, ma erano presenti anche colonne in marmo, come possiamo notare nella “Donazione di Roma“, realizzata dalla scuola di Raffaello tra il 1520 e il 1524. Molte di queste colonne erano materiali di recupero di altri edifici: reimpiegare materiali e strutture era molto comune all’epoca.

Scuola di Raffaello, Donazione di Roma, 1520-1524
All’interno della basilica erano presenti diversi tipi di decorazioni, tra le quali degli affreschi rappresentanti i patriarchi, profeti e diverse scene della Bibbia. Sono giunti a noi diversi affreschi a mosaico che oggi si trovano in diversi musei. Un esempio è la Navicella, un’opera, attribuita a Giotto che rappresenta Cristo che cammina sull’acqua, a destra, nel mentre San Pietro si inginocchia davanti a lui e infine, di fronte, è presente una nave piena di discepoli.
Quest’ opera era stata, pensata e posta, in origine nell’atrio dell’antica Basilica di San
Pietro. Oggi ciò che è rimasto di questo mosaico, ha subito pesanti modifiche.
Fortunatamente sappiamo, a grandi linee, come doveva apparire il mosaico grazie a Parri Spinelli che lo ritrasse quando si trovava ancora nella sua posizione originale. Il nome di quest’opera si deve alla grande barca rappresentata nel centro, che catturava sempre l’attenzione degli spettatori.

Parri Spinelli, La Navicella, 1410 ca
Giotto realizzò, per questa basilica di San Pietro, un’opera ancor più rilevante, che oggi si è conservata meglio del mosaico della Navicella, ossia il Trittico Stefaneschi. Quest’opera prende il nome dal cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, il committente. Il trittico venne realizzato dal maestro e dalla sua bottega tra il 1315 e il 1320. Entrambi i lati della tavola lignea sono dipinti, poiché dovevano essere visti sia dal sacerdote che dai fedeli in chiesa.
Oltre ai classici Cristo in Trono e la Crocifissione e a una serie di santi, nella parte
anteriore le figure più interessanti sono quelle di San Pietro e del cardinale Stefaneschi, che tiene in mano un modellino del trittico.

Giotto, Trittico Stefaneschi, 1310 ca

Dettaglio Trittico Stefaneschi
Oggi non potremmo mai distruggere e ricostruire San Pietro com’è stato già fatto in passato; i beni culturali al suo interno sono protetti e conservati. E anche quando un monumento è molto danneggiato, si attuano lavori per conservarlo per le generazioni future, che potranno, come noi, godere e vivere questo patrimonio.
Gaia Filippini, Lumi Online Journal