Fascio littorio, lupa capitolina e aquila imperiale: testimoni silenziosi di potere e leggenda, sono i simboli che rappresentano le origini di Roma.
Roma, la capitale dell’Impero, l’Urbs per eccellenza e la prima metropoli della storia -città ancora oggi omaggiata e rispettata dal mondo intero – venne fondata il 21 aprile del 753 a.C. secondo lo storico Marco Terenzio Varrone che calcolò la data andando a ritroso nei periodi di regno dei Re romani. Ufficialmente prendiamo per buona la datazione, nonostante molte altre fonti (incluse quelle archeologiche) riportino date anteriori.Si discute spesso dei simboli di Roma antica, alcuni dei quali sono ancora oggi rappresentati e talvolta fraintesi. Essenzialmente, i simboli erano tre: i fasci, la lupa capitolina e l’aquila imperiale.
Fascio littorio
Il fascio littorio era, in origine, nient’altro che l’arma portata dai littori, coloro che precedevano il Rex. L’arma era un fascio di bastoni di legno legati assieme con strisce di cuoio, normalmente attorno ad una scure, e doveva rappresentare il potere di vita e di morte sui condannati romani; in seguito, divenne un simbolo politico e imperiale, appannaggio delle autorità maggiori, perciò di coloro che possedevano l’Imperium. Questa tradizione venne importata dall’Etruria, dove effettivamente nacque il simbolo del fascio, e fu adottata con favore dai Romani.

Lupa capitolina
La lupa capitolina è una scultura bronzea, oggi visibile ai Musei Capitolini, che rappresenta la fondazione della città. Secondo la leggenda, Romolo e Remo furono allattati da una lupa prima di essere adottati da un pastore di nome Faustolo. L’antro della lupa era il leggendario Lupercale, una grotta presso il Palatino, ancora oggi oggetto di discussione: alcuni archeologi e storici sostengono che l’antro sia stato ritrovato nel 2007, sotto il palazzo di Augusto, esplorato solamente da sonde, altri invece non concordano con la versione e con il ritrovamento. La lupa è quindi il simbolo stesso della città di Roma, il simbolo più importante della Roma antica, considerato sacro e inviolabile, la cui importanza venne poi diffusa in tutto l’Impero.

Aquila imperiale
L’aquila, in antichità, rappresentava Giove, padre di tutti gli Dei e protettore dello stato. Fungeva da simbolo del potere di Roma e, con la riforma di Gaio Mario, iniziò ad essere utilizzata come simbolo dell’esercito romano. A ciascuna legione veniva consegnata un’aquila, che doveva essere strenuamente difesa poiché la perdita o la consegna al nemico era motivo di disonore e poteva causare lo scioglimento della legione. Colui che portava l’aquila era chiamato Aquilifer, il quale doveva garantirne la custodia e difenderla a costo della propria vita. La perdita era segno di grave disfatta e avvenuta solo in rare occasioni, come nella battaglia di Teutoburgo del 9 d.C., dove andarono perse ben tre aquile, e soprattutto nella disfatta di Carre, dove oltre alla perdita e alla totale disgregazione di tre legioni, morì un personaggio politico molto importante, Crasso.

Oltre a questi tre simboli, i più importanti, Roma ne aveva altri di rilevanza minore, come la sigla S.P.Q.R., ad esempio (Senatus PopulusQue Romanus – letteralmente il Senato e il Popolo Romano), oppure la Dea Roma, la divinità che personificava la città di Roma e lo Stato romano.
Raoul Ciaffone, Lumi Online Journal