Ci sono state persone che con grandi lotte o piccoli gesti hanno cambiato il mondo. Ogni alzata di voce di uno, è stato il movimento di tutti: da attivisti intraprendenti a leader illuminati, esploreremo le vite di coloro che hanno sfidato le convenzioni, combattuto per l’uguaglianza e ispirato il progresso sociale in tutto il mondo. Storie personali di coraggio, determinazione e altruismo di personalità che hanno reso il mondo “un posto migliore”.
Tina Anselmi, figura emblematica della politica italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del paese grazie al suo costante impegno per la democrazia e i diritti civili, in particolare quelli delle donne. Nata a Castelfranco Veneto nel 1927, Anselmi ha trascorso tutta la sua vita in prima linea.
Era il 26 settembre 1944, Tina Anselmi aveva solo 17 anni e viveva giorni cupi nel cuore dell’occupazione nazista. Le giornate scorrevano così nella sua Bassano del Grappa, dove frequentava la scuola, fino a quando la tragedia colpì con crudele violenza. I tedeschi giustiziarono 31 giovani partigiani in piazza, tra cui il fratello di una sua compagna di classe. Quel terribile evento scosse profondamente Tina, figlia di una famiglia antifascista, educata ai valori dell’Azione Cattolica, ben lontani dalla dottrina fascista imposta a scuola.
Da quel momento, Tina sentì risvegliarsi in sé una ferma determinazione: unirsi alla lotta partigiana. Anche se il comandante della Brigata Battisti la metteva in guardia, dicendole che era meglio morire per mano dei tedeschi piuttosto che subire le loro crudeltà, la futura ministra affrontò la sfida con coraggio: “C’era un briciolo di incoscienza, ma soprattutto c’era una fiducia profonda in ciò che facevamo”, scrisse successivamente Anselmi.
Sotto il nome da battaglia di “Gabriella“, Tina attraversò per molti mesi centinaia di chilometri al giorno, assicurando i collegamenti tra le formazioni partigiane, trasportando materiali clandestini, armi e messaggi. Le sue gesta, per lei quotidiane, erano un segno di normalità in tempi straordinariamente pericolosi. Le sue parole rilasciate negli anni, hanno restituito la complessità di quel periodo, illuminando le speranze, le idee e le vicende personali e collettive.
Eppure, non è per il suo impegno durante la guerra, che Anselmi si distinse. Nel ’45 continuò il suo impegno sociale, laureandosi in lettere all’Università Cattolica di Milano e insegnando nelle scuole elementari. Il suo lavoro sindacale nei settori tessili e dell’istruzione le conferì una solida base per il suo futuro impegno politico.
Il suo ingresso nel mondo della politica avvenne attraverso il movimento femminile della Democrazia Cristiana, dove sostenne il diritto di vivere una società fatta di pari opportunità. Eletta deputato per sei legislature, Anselmi divenne il simbolo della lotta per l’uguaglianza di genere in Parlamento. È stata la mente dietro la legge sulle pari opportunità, un importante passo avanti nella promozione dei diritti delle donne in un’Italia che aveva ancora una visione molto confusa dei ruoli che avrebbero potuto ricoprire.
È stata la prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica Italiana: in particolare, nel 1976 ottenne la carica di ministro del lavoro e della previdenza sociale sotto il governo Andreotti. Inoltre, fu la principale autrice della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale nel 1978.
Il suo impegno per la giustizia sociale si manifestò anche durante il suo mandato come Ministro del Lavoro nel 1976, diventando la prima donna in Italia a ricoprire tale incarico. Nel 1978 fu nominata Ministro della Sanità, e nel 1981 presiedette la Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2. Quest’ultima esperienza si rivelò cruciale nel suo percorso politico, poiché evidenziò il suo coraggio nel fronteggiare forze che minavano la democrazia.
Oltre ai suoi incarichi governativi, Anselmi ha continuato a dedicarsi alla difesa dei diritti civili, presiedendo la Commissione nazionale per le pari opportunità e contribuendo a varie altre commissioni di inchiesta su temi cruciali per la società italiana. Il suo impegno è stato riconosciuto con numerosi onori, tra cui la nomina a Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana nel 1998.
Una lunga lista di incarichi e battaglie che hanno migliorato la condizione di vita di moltissime persone: un ricordo alla Tina “vagante” (come la soprannominavano gli amici), scomparsa il 1 novembre 2016.
Angelica Irene Giordano, Lumi Online Journal