L’intreccio, da sempre esistito, fra arte e prostituzione

Esiste un legame indissolubile fra arte e prostituzione. Gli artisti, sfidando il pudore delle proprie epoche, hanno intrappolato per sempre sguardi di donna fieri, voluttuosi, spaventati, infelici, mostrando sfaccettature di un mondo che veniva nascosto con imbarazzo al di fuori dalle tele.

Sin dall’ inizio del ‘900, a due passi dalla celebre Accademia di Brera, c’era uno dei più famosi bordelli di Milano. Via San Campoforo e via Fiori Oscuri, oggi vie centrali di Milano, all’epoca erano un vero e proprio centro di prostituzione. Questa vicinanza fra l’Accademia e le vie del sesso, mette in evidenza il rapporto che da sempre esiste tra il mondo dell’arte e quello della prostituzione.

L’esempio più celebre di una prostituta in un’opera d’arte è forse “Olympia” di Manet, realizzato nel 1863. Capiamo che la donna ritratta è una lavoratrice del sesso innanzitutto dal nome dell’opera: infatti, Olympia era un nome molto comune fra le cortigiane dell’Ottocento. Inoltre, alcuni elementi come ad esempio il nastro nero al collo e i gioielli poco raffinati, rivelano il mestiere della donna.

Olympia di Edouard Manet, 1863, Museo d’Orsay


In molte opere, la presenza di una prostituta non è chiara, ma solo insinuata. Un esempio è “Les “Demoiselles des bords de la Seine”, realizzato da Courbet. Dal titolo capiamo sin da subito che le protagoniste del quadro sono due signorine nubili, ma elementi come la lingerie in bella vista e il cappello maschile lasciato sulla barca, vogliono implicitamente suggerirci la loro natura di prostitute.

Demoiselles des bords de la Seine di Gustave Courbet, 1857, Museo del Petit Palais di Parigi


Anche il celebre Vincent Van Gogh si cimentò più volte nel ritrarre donne popolane che molto spesso dovevano guadagnarsi qualche soldo in più di notte, prostituendosi. Nella tela “Testa di Prostituta” del 1890, noi spettatori di questo secolo facciamo fatica a comprendere come possa trattarsi di una prostituta, ma bisogna ricordare che all’epoca i capelli sciolti erano chiari simboli di dissolutezza.  Probabilmente la stessa donna è rappresentata in “Ritratto di donna in blu“, questa volta è ben vestita; ma la pettinatura e lo scollo del vestito indicavano che per l’epoca si prostituisse. Anche lui, inoltre, nel corso della sua vita ebbe una relazione breve e burrascosa con una prostituta.

Testa di prostituta, 1890 e Ritratto di donna in blu di Vincent  Van Gogh, 1885, Van Gogh Museum, Amsterdam       


Ogni artista ha un modo diverso di esplorare il mondo della prostituzione. Lautrec, ad esempio, visse addirittura in un bordello e sviluppò rapporti di amicizia con molte prostitute. Si sentiva a suo agio in quell’ambiente. Toulouse-Lautrec racconta queste donne non esaltandone la loro sensualità, aveva solo il desiderio di narrare la vita nelle case chiuse, come possiamo vedere chiaramente nella sua serie di litografie “Elles“. Una prospettiva diversa è proposta invece da un altro noto artista, Degas, che ritrae alcune donne in una serie dedicata al mondo della prostituzione. In “Aspettando il clientevediamo l’alienazione di queste donne. È interessante notare anche come si intraveda appena la figura maschile.

Donna che si pettina di Toulouse-Lautrec, 1896, National Gallery of Art, Washington DC                                    Aspettando un cliente di Edgar Degas, 1879, collezione privata


Anche diversi pittori italiani rappresentarono queste donne. Telemaco Signorini, pittore macchiaiolo, realizzò “La toilette del mattino”, una delle sue ultime opere. La scena è ambientata chiaramente all’interno di un bordello nei pressi di Firenze. La toilette era il momento dedicato all’igiene e alla cura del corpo, una delle prime attività della mattina. Molto spesso, nei bordelli, i clienti potevano osservare questo momento intimo, anche per questo nell’opera possiamo notare ben due figure maschili. L’autore comprendeva lo scandalo che avrebbe suscitato esporre questo dipinto, così decise di tenerlo per sé. L’opera venne così esposta solo dopo la sua morte.

La toilette del mattino di Telemaco Signorini, 1898, Milano, collezione privata


Morbelli, artista da sempre attento alle tematiche sociali, nella sua tela intitolata “Venduta”, vediamo una bambina avviata precocemente alla prostituzione e non come potrebbe sembrare, una bambina malata. L’artista così denuncia un problema molto spesso taciuto; infatti nel silenzio, molte bambine venivano vendute dalle proprie madri.

Venduta di Angelo Morelli, 1884, Galleria Civica di Arte Moderna, Milano


Ma è l’opera di Gervex ,“Rolla”, del  1878 quella considerata la più audace: venne addirittura giudicata “indecente”. Inizialmente l’artista si ispirò a un poema di Alfred de Musset in cui Rolla, un giovane aristocratico, si lascia andare ad una vita di dissolutezze. Incontra Marie, una giovanissima donna che vive grazie al suo lavoro di prostituzione. L’artista vuole rappresentare il momento culmine, quando Rolla comprende che ha toccato il fondo ed è pronto a suicidarsi. L’aspetto del quadro che fece più scandalo all’epoca non fu il nudo della giovane Marie, ma il corsetto slacciato che per l’epoca indicava chiaramente che non si trattava di una modella. L’artista espose in un museo la “scandalosa” opera, attirando molti visitatori.

Rolla di Henry Gervex, 1878, Museo d’Orsay, Parigi


Il corpo nudo, in fondo, non era il centro dello scandalo, rappresentato da molti di questi dipinti. Spesso l’allusione al fenomeno della prostituzione era l’elemento che generava una reazione nel pubblico. Tutti evitavano di parlare di questi ambienti, anche se gran parte degli uomini dell’epoca, di fatto, li frequentava. Gli artisti sono stati in grado di svelare e di parlare di questo mondo a un pubblico che voleva spesso omettere questa realtà.

Gaia Filippini, Lumi Online Journal

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