Le recenti scoperte archeologiche a Marcianopolis, attuale Devnya, rivelano dettagli sorprendenti sulla sua storia. Le indagini hanno portato alla luce mosaici paleocristiani, monete d’oro e una varietà di reperti ceramici, evidenziando l’importanza strategica e culturale di Marcianopolis nel contesto dell’Impero Romano.
La città di Marcianopolis, odierna Devnya (Bulgaria), nacque come insediamento tracio. Con l’arrivo di coloni ellenizzati dall’Asia Minore fu rinominata Partenopoli. Nel 106 d.C. Traiano la rinominò Marcianopolis in onore della sorella Ulpia Marciana, mentre sotto Diocleziano divenne capitale della Mesia Secunda. L’imperatore Valente la usò come quartier generale invernale durante le campagne contro le incursioni visigote nella regione; potremmo considerarla quindi la temporanea capitale dell’Impero d’Oriente. Nel 447 d.C. fu distrutta dagli Unni di Attila.
Le indagini del sito hanno fatto emergere un edificio decorato con mosaici paleocristiani della prima metà del IV secolo d.C. Gli studiosi si interrogano da molto sulla funzione di questo edificio: potrebbe trattarsi di un edificio pubblico oppure un edificio di proprietà di un personaggio di alto rango. All’interno sono emerse monete di bronzo, lampade e vasi di argilla, databili tra II e VI secolo d.C. Al di sopra dei mosaici paleocristiani sono state scoperte 19 monete d’oro (solidus), raffiguranti l’imperatore o un membro della sua famiglia al dritto e la dea protettrice di Costantinopoli al rovescio. Una moneta raffigura l’incoronazione di Aelia Eudocia, moglie dell’imperatore Teodosio II. L’imperatrice bizantina mostra raffinati vestiti e preziosi gioielli; sopra di lei c’è la mano di dio che le pone la corona sul capo. Un’altra moneta raffigura l’incoronazione e il conferimento del titolo di Augusto a Valentiniano III, imperatore romano d’Occidente e cugino di Teodosio II. Gli esemplari rinvenuti mostrano un ottimo stato di conservazione, dato che non hanno circolato a lungo, per fortuna degli archeologi.
Invece, presso la basilica, è emersa molta ceramica, tra cui un vaso da mortaio per liquidi e un vaso per liquidi a forma di cratere, collocati nella struttura con pavimenti a mosaico.
Oltre alle indagini di scavo è stato effettuato il restauro di vasi provenienti da una tomba emersa negli anni 90. Si tratta di una sepoltura in mattoni di II-III secolo, contenente vasi rituali, tra cui un recipiente per offerte liquide a una divinità e una brocca da vino con orlo trilobato (oinichoe). Proviene dalla tomba una pentola da cucina. Era la sepoltura di un cittadino romano con ruoli specifici come soldato, cuoco o prete. I reperti maggiori, come detto, sono le monete dall’incredibile fascino, conservate fin troppo bene, che ci fanno appunto presupporre l’importanza di questa grande città come snodo e punto strategico di dell’Impero; a conferma di queste supposizioni abbiamo anche degli incredibili mosaici provenienti dalle ville della città, appartenute a ricchi personaggi che qui decisero di stanziarsi, nulla da invidiare alle grandi città europee. La rifondazione avvenne poco distante tanto che poco prima dell’anno mille lo snodo riprese vigore divenendo uno dei centri più importanti del sud-est europeo.




Andrea Campione, Lumi Online Journal