Vita e opere di María Izquierdo, la prima donna messicana a esporre negli Stati Uniti nel 1930, la cui ricerca artistica e impegno culturale sfidarono i canoni dell’epoca, lasciando un’impronta indelebile nell’arte messicana del XX secolo.
María Izquierdo potrebbe non risultare un nome molto familiare, ma nel 1930 è stata la prima donna messicana a esporre negli Stati Uniti d’America. La sua vita è stata segnata dalla necessità di dimostrare il valore del suo lavoro. Per lungo tempo è stata dimenticata, finché non è stata rivalutata presso l’Americas Society di New York, che ha evidenziato il suo ruolo fondamentale nell’arte messicana del XX secolo.
La sua carriera artistica ha avuto inizio quando si è separata dal marito, con cui si era sposata all’età di soli quattordici anni, e si è trasferita a Città del Messico con i suoi tre figli. Ha iniziato a studiare arte e ha incontrato Diego Rivera, che l’ha definita la migliore della sua accademia. Questo ha suscitato l’invidia degli altri studenti artisti, portandola infine ad abbandonare il percorso accademico. Durante il breve periodo all’accademia, che è durato un anno, ha incontrato anche Rufino Tamayo.
I due hanno avuto una relazione che è durata quattro anni, un periodo molto importante per María. Si è distanziata dallo stile dei muralisti messicani come Diego Rivera per sviluppare uno stile molto più personale. Nel suo lavoro voleva creare un’arte nativa utilizzando soggetti legati alla sua infanzia e colori molto saturi. Rivera l’ha definita “classicamente messicana”, e ciò emerge chiaramente nei suoi ritratti, dove indossa abiti legati alla tradizione. Il suo desiderio era valorizzare l’arte indigena messicana.
Il culmine della sua carriera è stato nel 1930, quando ha esposto a New York, seguita da numerose mostre importanti a Parigi e San Francisco. Nel 1944, María Izquierdo ha sposato un pittore e ambasciatore di origini cilene, Raúl Uribe Castillo. Durante i suoi viaggi, ha svolto il ruolo di ambasciatrice dell’arte messicana, venendo persino ricevuta da Pablo Neruda, che le ha dedicato un omaggio per la sua mostra.
Il suo autoritratto del 1940 riflette l’obiettivo della sua produzione artistica. Come in molti suoi autoritratti, si vede la ricerca delle sue radici messicane. L’artista indossa un abito bianco a balze che ricorda il costume regionale di Veracruz, uno dei trentuno stati che compongono il Messico e si trova nella zona orientale. Il vestito contrasta con il rebozo rosso, una sorta di scialle tipico indossato dalle donne messicane, che le copre le spalle. Questi colori sono un riferimento alla bandiera messicana. Dietro di lei, vediamo un piccolo cavallino di legno, che fa riferimento ai modellini che aveva usato durante il suo percorso artistico.
Nel 1945 le fu affidato l’incarico di decorare il Palacio del Departamento de Distrito Federal, diventando così la prima donna a cui veniva dato un compito così rilevante. Mentre stava già lavorando ai bozzetti, i muralisti messicani Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco le tolsero il lavoro, definendola anche un’incompetente.
Due anni dopo ha realizzato uno dei suoi lavori più importanti, “Sogno e premonizione“. In questo dipinto si vede la perfetta sintesi tra l’aspetto messicano del lavoro di María e il suo approccio alle avanguardie.
Non è stato un periodo facile, poiché ha vissuto gli ultimi anni della sua vita tra difficoltà economiche e la separazione dal marito. María Izquierdo è morta a soli quarantacinque anni.
Le parole “È un crimine nascere donna e avere talento” riassumono la lotta di questa artista per far sì che il suo lavoro fosse riconosciuto e valorizzato come meritava.


Gaia Filippini, Lumi Online Journal