Luguvalium era l’antica residenza imperiale nel Nord durante le Campagne di Settimio Severo

Le recenti scoperte archeologiche a Luguvalium rivivono la sontuosa presenza dell’imperatore Settimio Severo e della moglie Iulia Domna nella zona.

Tra il 208 ed il 211 Settimio Severo si trovava in Britannia per campagne di espansione e il restauro del Vallo di Adriano. Giunse con quarantamila uomini in Britannia, dove fece edificare accampamenti nelle Lowlands scozzesi e lungo la costa orientale della Scozia. L’imperatore fu accompagnato dalla moglie Iulia Domna, nominata Mater Castrorum e Mater Senatus per il suo ruolo nell’ascesa del marito. Secondo recenti scavi l’imperatore avrebbe soggiornato, durante le sue campagne, nel sito di Luguvalium, presso la città inglese di Carlisle (Cumbria), situato presso il forte di Uxelodunum, il più grande forte del Vallo di Adriano. Fu luogo di vacanza della famiglia imperiale e sede della corte per un lungo periodo, divenendo una sorta di capitale del nord. 

Storia delle ricerche 

Nel 2017, il club locale di cricket a Carlisle decise di trasferirsi in un’altra sede, ma dato il ritrovamento di reperti, fu richiesto un sopralluogo archeologico. Emerse un complesso termale in stile romano nordafricano. Questo fece pensare alla presenza di Settimio Severo, originario di Leptis Magna, e della moglie, a cui fu forse dedicato il complesso. Dagli scavi emersero armi, ceramiche di Samo, monete, una pietra scolpita con iscrizioni con vari titoli, tra cui “madre del Senato”, legato alla consorte dell’imperatore, trentaquattro mattoni con la scritta IMP (imperator), una statua di Venere in argilla, centocinque perle di vetro per collane o bracciali e quaranta forcine per capelli. Nell’estate 2023 sono emerse due teste in pietra che dovevano ornare il tetto. La presenza di un pigmento porpora-viola rafforza la teoria di una committenza imperiale dell’edificio che si daterebbe al 210 d.C., durante le campagne di Settimio Severo contro i Caledoni. 

Spiccano tra i ritrovamenti gemme intagliate di ciondoli o anelli datate al III secolo d.C. Si sono distaccate, dato che il contatto con l’acqua e il contrasto termico tra caldo e freddo devono aver portato alla deformazione del mastice e al distacco della gemma. Sono incise su pietre come corniola, ametista e diaspro. Raffigurano divinità romane, tra cui Venere, Cerere, Fortuna, Apollo. Spiccano un esemplare in ametista con Venere con fiore o specchio e un esemplare diaspro con satiro. Poche gemme raffigurano il repertorio militare. 

Andrea Campione, Lumi Online Journal

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