Le Donne scomode nella Storia: Guglielma di Milano

Guglielma da Milano, figura enigmatica del Medioevo, suscita interesse per il mistero che avvolge le sue origini. Conosciuta come Guglielma la Boema, è considerata una pioniera carismatica del femminismo. La sua vita, segnata da passaggi tra il sacro e l’eretico, culmina con l’esumazione del suo corpo dall’Inquisizione nel 1300, simbolo di una doppia marginalità: essere donna e eretica.

Guglielma da Milano è una figura femminile medievale molto particolare perché
delle sue origini sappiamo ben poco, tuttavia è ricordata per diversi motivi.
Conosciuta come Guglielma la Boema oppure Guglielma Boema, è considerata
come un personaggio carismatico, portatrice di un messaggio nuovo e forte tant’è che le teologhe femministe contemporanee americane sono convinte che il
femminismo sia nato proprio a Milano grazie a lei. Inoltre, viene venerata da religiosi e da laici sia come santa e sia come incarnazione femminile dello Spirito Santo. Ma nel 1300, quasi vent’anni dopo la sua morte avvenuta nel 1281-82, l’Inquisizione decide di esumare il corpo e bruciarlo in quanto considerata eretica dai frati Predicatori di Sant’Eustorgio, nei pressi di Porta Ticinese a Milano.

Anche questa volta andremo ad approfondire la storia di una donna considerata scomoda dalla Chiesa romana durante il Medioevo, ma molto apprezzata dalla comunità, tanto da essere raffigurata in molte chiese nel milanese. Numerosi sono i fatti riguardanti Guglielma, ma molti dei quali non hanno certezza, come ad esempio l’origine del suo nome che resta ancora poco chiaro.

Vita di Guglielma: da santa a eretica
Della sua biografia si conosce realmente molto poco. Arrivata a Milano con un figlio nel 1260, il 9 aprile 1274 Guglielma comincia a dedicarsi alla vita religiosa cistercense nell’abbazia di Chiaravalle; iniziando a vivere in una casa di loro proprietà a San Pietro dell’Orto optando per una povertà volontaria. Ben presto comincia ad essere un punto di riferimento evangelico e carismatico per molte persone religiose e
laiche, tanto da dar vita al movimento dei Guglielmiti; i primi seguaci conosciuti sono Maifreda da Pirovano, suora dell’ordine degli Umiliati di Biassono, Andrea Saramita, il notaio Giovanni e sua moglie Allegranza. Al momento della sua morte, accaduta tra il 1281-82, il corpo viene trasferito nel cimitero dei monaci dell’abbazia e sepolto davanti ad un’edicola. L’obiettivo degli inquisitori  Guido da Cocconato e Raniero da Pirovano è l’eliminazione del suo culto e della sua devozione, infatti, nel 1300, anno del primo Giubileo della Chiesa cattolica istituito da papa Bonifacio VIII, Guglielma viene condannata per eresia e santità e il suo corpo viene esumato quasi vent’anni dopo la sua morte e bruciato dalla Santa Inquisizione. Nello stesso anno, vengono processati e condannati al rogo, inoltre, Andrea Saramita e soror Maifreda, appartenente, tra l’altro, alla famiglia dei Pirovano e del frate inquisitore Raniero, titolare del processo di Guglielma, e imparentata anche con il Signore di Milano Matteo Visconti.

Devozione e santità:
Ancora in vita, Guglielma viene definita come “domina”, “sancta” e “beata” dalle sue
devote e dai suoi devoti e festeggiata nel giorno di Santa Caterina, il 25 novembre: questo avviene come copertura in quanto santa, ma non ancora canonizzata. Dopo la sua morte, la sua immagine viene rappresentata in molte chiese a Milano: alcune persone, come ad esempio Ser Danisio Cotta che l’ha conosciuta ancora in vita ed è presente alla sua morte, hanno il compito di accertarsi che l’illuminazione fosse sempre accesa presso la chiesa dei frati di Santa Maria presso Porta Nuova. L’abbazia di Chiaravalle, invece, è conosciuta per essere il polo di devozione del culto di Santa Guglielma anche se, come abbiamo già appreso, non viene mai beatificata dai monaci. La sua festa viene celebrata il 28 agosto proprio a Chiaravalle e ricordata attraverso delle processioni. Esistono delle testimonianze di visioni, rivelazioni e miracoli sia durante la sua vita che dopo la sua morte.

Il mito sulle sue presunte origini:
L’origine regale del suo nome si lega alla storiografia nazionale boema: il fondatore della storiografia ceca moderna del 1800, František Palacký, la associa come presunta figlia del sovrano Ottocaro I della dinastia dei Přemyslide e sorella di Agnese chiamata, appunto, Guglielma. Al momento, però, gli attuali storici confermano sia falsa tale discendenza.
Talvolta, è confusa come Santa Guglielma d’Ungheria, figura molto probabilmente
leggendaria.

Cosa rimane di lei:
Della donna rimangono quattro quaderni completi del notaio Beltramo Salvagno del processo inquisitoriale svolto a Milano nel 1300 conservati nella Biblioteca Ambrosiana.
Particolare è il ritrovamento di questi atti: l’archivio del tribunale del convento domenicano di Sant’Eustorgio, nei pressi di Porta Ticinese, viene bruciato nel 1788, ma i quaderni vengono, poi, trovati casualmente da un monaco qualche secolo dopo presso la bottega di un droghiere nel XVII secolo.

Conclusioni:
Questa figura femminile subisce una doppia marginalità in ambito religioso: l’essere donna e l’essere eretica. I resti di Guglielma, come abbiamo visto, vengono messi al rogo tanto da cancellare qualsiasi culto associato a lei. I monaci coinvolti nella promozione della sua venerazione, noti come “figli dello Spirito Santo”, non hanno conseguenze tanto che alcuni di loro diventeranno in futuro degli abati. Come altre donne, viene condannata al silenzio.

Valentina Marcias, Lumi Online Journal

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