Nel giardino della scuola Dalhousie di Edimburgo, tre scoperte casuali hanno portato alla luce una collezione egizia trascurata, risalente al 1697. Teste di statua, statuette di bronzo e ceramiche, datate tra il 1069 a.C. e il 30 a.C., furono dimenticate fino al 1988. Oggi, conservati al National Museum of Scotland, questi manufatti raccontano una storia dimenticata di connessioni tra la Scozia e l’antico Egitto. Cosa nasconde ancora la Melville House sulla sua affascinante eredità egizia?
Nel 1952, all’interno del giardino della Dalhousie School (Edimburgo), c’era un bambino in punizione: doveva raccogliere delle patate insieme al giardiniere. Mentre stava iniziando a raccogliere i tuberi trovò qualcosa di insolito che non avrebbe mai immaginato di vedere: una testa in arenaria rossa. Un’insegnante portò il manufatto al Royal Scottish Museum, dove l’egittologo Cyril Aldred lo identificò come testa di statua in arenaria della metà della XII dinastia (1922-1855 a.C.). La qualità indicava una manifattura reale. Nel 1966 nel cortile della scuola alcuni studenti stavano facendo Educazione Fisica. Durante un esercizio di volteggio uno dei ragazzi cadde su un oggetto che spuntava dal terreno: una statuetta del toro Apis in bronzo di epoca tarda o tolemaica (664-332 a.C.). L’insegnante, tale Mr. McNie, portò l’oggetto al museo per l’identificazione dato che proprio lui era lo stesso bambino che scoprì la testa nel 1952. L’egittologo Aldred voleva far pulire il manufatto al personale del museo, ma McNie scomparve con il reperto. La Dalhousie School chiuse e nel 1975 fu acquistata dal consiglio regionale del Fife. Fino al 1988 fu una scuola e nel 1984 avvenne la terza scoperta ad opera di un gruppo di ragazzi. Uno di loro, tramite l’utilizzo del metal detector, rinvenne sotto la scuola una statuetta di bronzo. I ragazzi decisero di recarsi dalla curatrice del Royal Scottish Museum di Edimburgo, Elisabeth Goring, per mostrare il manufatto.
Secondo gli esperti del British Museum si trattava di una statuina di un prete che portava offerte della XXV dinastia (747-656 a.C.). A questo punto la curatrice si ricordò dei manufatti egizi di cui le aveva parlato il suo predecessore, Aldred. Lo scopritore dell’oggetto, nel frattempo, era finito nella prigione di Saughton (Edimburgo), quindi la curatrice si mosse per ottenere un incontro con lui e farsi comunicare il luogo del ritrovamento dell’oggetto, cosicché la Goring potesse iniziare le ricerche; ella scoprì vari manufatti, tra cui la parte superiore di una statuetta della dea Iside che allatta il figlio Horus in ceramica smaltata e parte di una placca in ceramica smaltata con l’occhio di Horus. In totale si tratta di 18 manufatti dell’antico Egitto, tra cui la testa in granito rosso, statuette in bronzo e ceramica databili tra 1069 a.C. e 30 a.C. Il luogo dove sono emersi i misteriosi manufatti egizi è la Melville House, che fu commissionata nel 1697 dal conte di Melville e fu proprietà del Lord di Balgonie, Alexander Leslie-Melville. Nel 1856 egli viaggiò in Egitto, dove avrebbe acquistato i manufatti, dato che consoli e antiquari vendevano spesso questo genere di oggetti agli stranieri in visita. Portò poi in Scozia la piccola collezione egizia e, nel 1857, morì. Dopo la sua morte i familiari, forse trasferirono la collezione in una dependance, la quale sarebbe stata poi demolita. Gli oggetti quindi caddero nell’oblio. Durante la Seconda guerra mondiale l’edificio ospitò le truppe e, in seguito, fu la sede della Dalhousie School fino al 1975, quando divenne una scuola per ragazzi difficili; oggi è un alloggio vacanze. Gli oggetti rinvenuti sono conservati al National Museum of Scotland.
Andrea Campione, Lumi Online Journal