Quando l’esercizio sfocia nella dipendenza, si trasforma in un’ombra che oscura la gioia della vita quotidiana. Come possiamo individuare il confine tra la passione per il fitness e l’insidiosa exercise addiction, e quali sono i passi per garantire un approccio sano verso il benessere fisico e mentale?
Il proverbio “il troppo stroppia” rappresenta perfettamente l’importanza della misura nello svolgere la propria vita. Sebbene l’attività motoria o sportiva porti reali e indiscussi benefici alla salute fisica e psicologica di ogni individuo, in alcuni casi l’esasperazione della pratica può avere effetti opposti. In questo caso si parla di exercise addiction, o comunemente dipendenza da esercizio fisico. L’attività motoria viene molto spesso utilizzata come mezzo di equilibrio psicologico, per scopi estetici al fine di migliorare la propria autostima, o per prevenire e curare patologie metaboliche. A seguito dello svolgimento di esercizio, il nostro corpo rilascia endorfine che, nel momento subito dopo l’allenamento, ci permettono di provare un’euforia che esalta mente e corpo, permettendo di sentire meno sensazioni di disagio fisico (anche grazie all’effetto dell’adrenalina) e un forte senso di appagamento e soddisfazione. Quando si inizia a sentire un bisogno sempre più impellente di svolgere attività, è possibile che ci si stia incamminando nella strada della dipendenza da esercizio fisico. Spesso, a causa di insicurezze o situazioni sociali difficili (ad esempio, vittima di bullismo per body shaming), o anche per condizioni di depersonalizzazione o derealizzazione, come ad esempio nel caso di lavoratori vittime di mobbing o semplicemente fortemente insoddisfatti della propria condizione, si possono osservare due reazioni opposte: la chiusura in sé stessi o una reazione. Quando si utilizza l’attività motoria come panacea di disagi emotivi, spesso si sfocia proprio nella dipendenza da esercizio fisico. Nel caso del miglioramento della propria autostima grazie alla propria estetica, molto spesso l’esercizio non è sufficiente a colmare la propria sensazione di disagio, continuando sempre più a svolgere allenamenti pesanti e frequenti e non vedendo risultati, indipendentemente se ci siano o meno. Questo comporta molto spesso anche l’assunzione di sostanze dopanti o integratori alimentari che la medicina dello sport già da molti anni ha dimostrato l’effettiva inefficacia e causa di conseguenze gravi a danno della salute, in particolar modo a organi come fegato e reni. Per quanto riguarda l’utilizzo dell’attività motoria come fuga dalla realtà, questa diviene una mera panacea temporanea che non risolve il problema e che molto spesso comporta sensazioni ancora più disagevoli quando la carica di endorfine viene smaltita dall’organismo. In questo modo sembrerebbe che tutti siamo vittime dell’exercise addiction, ma per poter parlare di una reale dipendenza, bisogna sempre considerare la condizione patologica. L’esercizio fisico diviene dannoso quando rompe il proprio equilibrio valoriale, quando la piramide delle priorità viene surclassata da un bisogno assoluto di allenarsi, quando si preferisce fare allenamento piuttosto che mangiare, dormire, passare del tempo con i propri cari o con i propri figli. Quando l’esercizio fisico diviene causa di rottura continua dei propri rapporti sociali e quando pian piano si sente un sempre maggiore disagio nei momenti di non-allenamento, in quel caso si è in un tunnel dal quale è importante uscirne, come per ogni altra dipendenza.
Nicolò Loreti, Lumi Online Journal