Morte improvvisa: cos’è e come prevenirla

I dati ISTAT del 2000 indicano che la morte improvvisa è la terza causa di decesso in Italia, colpendo principalmente uomini adulti tra i 60 e i 65 anni. Questo fenomeno, caratterizzato da un arresto cardiorespiratorio, spesso non è legato a preesistenti condizioni cliniche.

I dati ISTAT del 2000 evidenziano come la morte improvvisa sia la terza causa di decesso in Italia. Dopo i decessi per patologie cardiovascolari e gli ictus, il 10,2% delle morti totali sono causati dalla morte improvvisa. Nella maggior parte dei casi, i soggetti vittime di questo tragico fenomeno sono maschi adulti di età compresa tra i 60 e i 65 anni, e gli incidenti avvengono principalmente nelle proprie abitazioni e nei luoghi di lavoro. Quando si parla di morte improvvisa, si intende una “morte naturale, preceduta da perdita di conoscenza, che si verifica entro un’ora dall’inizio dei sintomi (salute.gov). È importante sottolineare che la morte improvvisa non colpisce necessariamente individui già in condizioni cliniche compromesse o con patologie preesistenti.

Questo fenomeno è spesso parte della nostra vita quotidiana grazie agli eventi frequenti che possiamo leggere sui quotidiani o a cui abbiamo potuto assistere direttamente, dato che il 65% dei casi avviene in presenza di testimoni. In Italia, muoiono circa 50mila persone all’anno a causa della morte improvvisa, anche in contesti intraospedalieri. Negli Stati Uniti, invece, sono circa 350mila.

Nel fenomeno della morte improvvisa, nella maggior parte dei casi, si verifica una perdita di conoscenza seguita dall’arresto cardiorespiratorio. Questi sono preceduti da dispnea (difficoltà a respirare), cianosi e tachicardia. Spesso, le cause della morte improvvisa sono patologie coronariche, cardiomiopatie, malattie valvolari o anche semplicemente ostruzioni delle vie aeree.

Per contrastare la piaga della morte improvvisa, esistono diverse azioni che ormai sono prassi grazie al grande lavoro svolto in termini di sensibilizzazione dalla comunità medica nazionale e internazionale. In prima istanza, si parla di prevenzione primaria tramite stili di vita sani ed attivi, in cui una corretta alimentazione, un corretto svolgimento di attività motoria, il benessere psicologico con la gestione dello stress e l’assenza di dipendenze quali consumo di alcool e fumo sono fondamentali. In secondo luogo, con la prevenzione secondaria, si indagano tramite screening i possibili segnali di allarme che possono sfociare in situazioni di morte improvvisa. In questo senso, grazie alla medicina dello sport, moltissimi soggetti riescono ad avere la possibilità di riconoscere eventuali “campanelli d’allarme” con lo studio dell’elettrocardiogramma e, per chi svolge attività agonistica, tramite spirometria e test sotto sforzo. In ultima istanza, nel caso in cui si presenti il fenomeno stesso della morte improvvisa, sono stati redatti protocolli d’azione per soccorrere il soggetto che rischia di perdere la vita. Uno di questi è la rianimazione cardiopolmonare, somministrata tramite operatori certificati BLS (i quali sono in grado di realizzare anche operazioni di disocclusione delle vie aeree). Quando si parla di BLSD, si ha anche la capacità di utilizzare il defibrillatore, il quale ha un’efficacia molto maggiore in casi di arresto cardiaco. Gli operatori non necessariamente sono medici o infermieri; infatti, il corso BLSD è aperto a tutti coloro che vogliono conseguire la certificazione per ridurre il più possibile una delle più frequenti cause di morte.

Per saperne di più sui corsi per diventare operatore è possibile informarsi sulla pagina web della Croce Rossa Italiana a questo link.

Nicolò Loreti, Lumi Online Journal

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