Mario Spagnol: l’uomo che ha cambiato per sempre l’editoria

Se l’editoria italiana fosse una saga familiare, […] Mario Spagnol incarnerebbe il personaggio di cerniera. Il più giovane dei grandi vecchi, i Valentino Bompiani e gli Arnoldo Mondadori, che l’hanno iniziato al garzonato nell’epoca degli artigiani. Il più vecchio dei giovani manager, spregiudicati uomini d’azienda abili nel far quadrare i bilanci”.

(Simonetta Fiori, Da Longanesi a Bossi la mia Italia divisa in due, «la Repubblica», 8 giugno 1996.)

Nel corso della seconda metà del Novecento l’editoria italiana ha vissuto un cambiamento decisivo, da una gestione quasi eroica della casa editrice da parte dell’editore mecenate si è passati all’uomo d’affari che traghetta la propria azienda verso il maggior guadagno possibile. Spagnol (1930-1999) è stato l’uomo di mezzo, colui che ha imparato ad amare i libri in quanto oggetto artistico e ha insegnato a venderli anche in quanto merce e fonte di reddito. È stato tra i primi a comprendere che gli editori non potevano più trascurare gli aspetti finanziari, al pari di qualsiasi altra attività imprenditoriale.

È un uomo energico e diretto, a volte burbero, che non ha timore di fare rimbrotti. Non sopporta il pensiero omologante e tende a parteggiare per opinioni minoritarie e controcorrente; sempre critico verso la figura dell’intellettuale (soprattutto quello impegnato di sinistra), quando gli è stato fatto notare che anche lui rientrava nella categoria ha risposto: «No. Sono un lavoratore, che si alza presto tutte le mattine».

La sua lunga carriera inizia per caso nel 1954, sulla costa di Lerici (suo paese natio), durante una battuta di pesca in cui conosce il coetaneo Fabio Mauri, nipote di Valentino Bompiani fondatore della casa editrice omonima. Il ragazzo, colpito dalle conoscenze di filosofia tedesca di Spagnol, lo presenta allo zio, che decide di assumerlo in qualità di lettore di testi in lingua tedesca.

Nel 1957 passa a Feltrinelli dove trova altre grandi personalità dell’editoria di quegli anni. La casa editrice vive un momento d’oro: nel 1957 pubblica Il dottor Živago e nel 1958 Il Gattopardo, e Giangiacomo Feltrinelli non lesina energie e denaro pur di accaparrarsi libri interessanti, o «necessari» come ama dire lui. Spagnol è un conservatore di stampo europeo, mentre Feltrinelli è un fervente comunista. Eppure non è mai mancata la stima reciproca, oltre che una passione per il mare e la navigazione che li ha portati spesso a condividere giornate in barca piene di silenzi.

È il 1967 quando Spagnol lascia Feltrinelli per Mondadori; poco dopo il suo ingresso in casa editrice Sergio Polillo diventa direttore generale dell’area libri e i due instaurano subito un rapporto di estrema fiducia reciproca; da Paolillo Spagnol impara l’arte del manager, di cui darà ampia dimostrazione negli anni successivi.

Nel 1973 Rizzoli, che vive un momento di rinnovamento dopo la morte del fondatore Angelo Rizzoli, offre a Spagnol il comando della divisione libri: l’offerta viene accettata.

Spagnol vuole tenere una linea editoriale che oscilla tra la proposta di qualità e la ricerca del successo, perciò da una parte nella collana di narrativa contemporanea La Scala aggiunge grandi autori (Tommaso Landolfi, Anna Maria Ortese, Luigi Meneghello e Giorgio Manganelli su tutti). Dall’altra parte non disdegna dare spazio anche ad autori più leggeri graditi da un pubblico più ampio.

Dopo aver portato grandi risultati all’Universale Economica Feltrinelli e alla Oscar di Mondadori, Spagnol insieme a Evaldo Viola rivoluziona, si potrebbe dire resuscita, la collana economica di Rizzoli, la Biblioteca Universale Rizzoli. Innanzitutto, come fatto per gli Oscar, divide la collana in molte sottocollane, in seguito cambia le iconiche, e povere, copertine grigie con quelle vivaci, colorate e moderne di John Alcorn, uno dei più grandi illustratori del secondo novecento.

Spagnol non solo è fenomenale a rilanciare le collane economiche, ma ha anche un notevole fiuto per possibili best seller, le sue principali scoperte in Rizzoli sono Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach e Radici di Alex Haley.

Tutto cambia quando Luciano Mauri offre nel 1979 a Spagnol la direzione della Longanesi, casa editrice in profonda crisi economica che aveva rilevato due anni prima. Il lericino accetta il passaggio da un editore grande a uno medio nel momento in cui gli viene promessa una porzione della società nel caso fosse riuscito a riportare in positivo i conti. Spagnol lascia la Rizzoli appena in tempo, dopo neanche due anni infatti esplode il caso della P2 che travolge la casa editrice.

Spagnol consolida Longanesi nel primo quinquennio di gestione, capisce che la casa editrice può essere anche ampliata, ma non vuole incorrere in una situazione poco gestibile, non vuole creare un gigante con i piedi di argilla e invece di moltiplicare le collane di libri moltiplica le partecipazioni azionarie in altre case editrici. Elabora l’iniziativa forse più originale di Spagnol, che lui stesso chiama “concentrazione decentrata”, cioè l’acquisizione di una serie di case editrici che mantengono però la loro identità e, almeno nell’idea originale, la loro autonomia. È una innovazione incredibile, tutte le acquisizioni avvenute fino a quel momento hanno portato a una assimilazione totale, e quindi alla distruzione, delle case editrici assorbite. È qui che la storia dell’editoria contemporanea italiana cambia per sempre. In pochi anni acquista quote di Guanda, Salani, Corbaccio, Neri Pozza, Ponte alle Grazie. In summa: è colui che ha creato le basi per il gruppo editoriale Gems (Gruppo editoriale Mauri Spagnol), una delle realtà più importanti del settore in Italia, e non solo.

Mario Spagnol è stato colui che ha traghettato l’editoria nella modernità, ha svelato come i libri, e la cultura tutta, possono essere (anche) delle merci, e come tali devono essere trattati. Ha indicato l’elefante nella stanza: in questo mondo non c’è più spazio per i filantropi della cultura, l’arte è un’industria, deve potersi sostenere con le proprie forze e per ciò agire di conseguenza (anche se oggi, passati alcuni decenni, la situazione sembra essere sfuggita di mano).

Simone Di Pellegrino, Lumi Online Journal

Lascia un commento