Il taglio di 25 milioni di euro al Fondo per i Disturbi Alimentari in Italia solleva preoccupazione tra famiglie e operatori sanitari, minacciando la lotta contro l’anoressia e la bulimia. Mentre i casi aumentano, la cancellazione del finanziamento mette a rischio la disponibilità di cure specializzate e il supporto a chi soffre di questi disturbi.
La recente legge di bilancio in Italia ha destato preoccupazioni nel settore della salute mentale per la cancellazione del Fondo di 25 milioni di euro destinato a sostenere la lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) per il biennio 2023-24. Questa decisione ha generato una certa preoccupazione tra le famiglie e gli operatori del settore, specialmente considerando l’incremento dei casi di anoressia e bulimia, soprattutto tra i giovani, e la carenza di strutture adeguate in molte delle nostre regioni.
I disturbi alimentari sono condizioni psicologiche caratterizzate da comportamenti disfunzionali riguardanti l’alimentazione, spesso accompagnati da preoccupazioni eccessive sul peso corporeo e l’immagine che riflettono nel proprio specchio. Anoressia nervosa, bulimia nervosa, e disturbo da binge-eating sono tra i disturbi alimentari più comuni. Queste patologie possono avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale, richiedendo spesso un intervento multidisciplinare di professionisti della salute mentale, nutrizionisti e operatori sanitari. Ma si era già notato quanto il disturbo fosse presente nelle fasce di popolazione più giovani. Situazione, questa, andata a peggiorare con la pandemia. Con il Covid si è registrato un netto peggioramento della condizione per chi soffre o ha sofferto di problematiche relative al cibo.
Infatti, nel corso del 2023, le richieste di cure per i DCA sono aumentate, con un abbassamento dell’età di esordio di questi disturbi. I pazienti che hanno ricevuto trattamenti sono stati 3.678.362, ma si presume che tali numeri siano sottostimati, dato che molti dei casi rimangono non segnalati e non riconosciuti. Attualmente, sono presenti 126 strutture in tutto il paese (112 pubbliche), ma la loro distribuzione è disomogenea, con 63 centri specializzati nel Nord, e i restanti nel resto d’Italia, lasciando molte regioni del Centro, Sud e Isole con un accesso limitato alle cure.
Il fondo di 25 milioni ha svolto un ruolo cruciale nel supportare i servizi esistenti e nell’assunzione di 780 professionisti, tra cui psicologi, psichiatri, infermieri, dietisti e nutrizionisti. La sua eliminazione solleva ora la preoccupazione per cui molti pazienti possano essere abbandonati, specialmente considerando che il numero di casi di DCA è sempre in costante aumento, con 1.680.456 pazienti trattati nel 2023 rispetto ai 680.569 del 2010.
L’anoressia e la bulimia, se non trattate adeguatamente, possono portare al caso peggiore: un aumento dei decessi da 2.178 di cinque anni fa a 3.780 nel 2023, con un’età media di 25 anni.
Gli esperti sottolineano che la cancellazione del fondo metterebbe a rischio molti ambulatori, rendendo difficile per i giovani ricevere trattamenti tempestivi. Tra l’altro, i 1491 professionisti attualmente operanti nella rete pubblica, sono comunque insufficienti per far fronte all’aumento costante dei casi.
In assenza del fondo, gli esperti propongono soluzioni alternative, come la razionalizzazione della spesa sanitaria e un maggiore coinvolgimento delle regioni nella gestione dei DCA. Oppure, un registro nazionale delle strutture per gestire le liste d’attesa e agevolare la mobilità extra regionale e una formazione maggiore nelle scuole per riconoscere il disturbo.
Il fondo non dovrebbe più essere finanziato dal 31 ottobre, a meno di un improbabile cambio di rotta. La mancanza di finanziamenti potrebbe avere conseguenze gravi sulla salute mentale dei giovani, e gli esperti invitano il governo a considerare seriamente investimenti mirati per affrontare questa “epidemia” che minaccia il futuro di molti ragazzi.
Angelica Irene Giordano, Lumi Online Journal