Un viaggio tra Shakespeare e Pavese: il parallelo tra “Re Lear” e “La luna e i falò” rivela affinità sorprendenti nelle leggi ineluttabili della vita e nei destini tragici delle tre sorelle, svelando un’intrecciata rete di simbolismi e presagi che si ripresentano in entrambe le opere.
È possibile instaurare un parallelismo tra il Re Lear di Shakespeare (tragedia in cinque atti che narra le vicende del Re Lear dopo la sua decisione di abdicare al trono in favore delle sue tre figlie) e La luna e i falò di Cesare Pavese (romanzo che narra il nóstos di Anguilla nel suo paese natale dopo aver vissuto in America). Infatti, già a partire dall’epigrafe di quest’ultima opera si nota lo stretto nesso presente tra i due testi, il quale consiste sia nella condivisione di un presupposto tragico di fondo – ovvero la presenza di leggi naturalistiche della vita che impongono un destino ineluttabile -, sia in delle analogie che occorrono tra le tre sorelle dell’opera shakespeariana e le tre sorelle del testo pavesiano.
La luna e i falò è stato l’ultimo libro pubblicato di Cesare Pavese prima del suo suicidio, il libro che sentiva di portarsi dentro da più tempo e nel quale sono espressi con grande forza tutti quegli elementi che fanno parte della sua poetica.
Il testo si apre con una dedica “for C.” (riferita a Constance Dowling, attrice americana e ultima amante dello scrittore) seguita dall’epigrafe «ripeness is all», ovvero “la maturità è tutto”. La frase è tratta dalla tragedia shakespeariana Re Lear, pronunciata da Edgar quando suo padre, conte di Gloucester, disperato dagli eventi correnti, si abbandona a terra decidendo di non voler più vivere, allora egli afferma: «Di nuovo questi cattivi pensieri? Gli uomini devono sopportare l’andarsene via di qui come il venire qui. La maturità è tutto».
Questa frase posta a incipit dell’opera pavesiana non è casuale, bensì serve all’autore per caratterizzare il testo entro una serie di tematiche legate al tragico, che si consuma nel finale dell’opera, così come nel Re Lear. Scrive infatti Pavese ne Il mestiere di vivere: «non accade lo stesso nei quinti atti di Shak.? […] dove il dover essere è dato dalle leggi naturalistiche della vita».
Dal testo di Shakespeare, infatti, emerge come alla base di azioni o eventi che possono sembrare arbitrari in realtà sono presenti leggi naturalistiche della vita che impongono un destino. La natura attraverso la sua potenza è in grado di portare a compimento il destino tragico implicito nelle sue leggi e farle cadere sulle teste degli esseri umani che necessariamente devono accettare.
Questo destino coinvolge sia le tre sorelle presenti nel Re Lear, Goneril, Regan e Cordelia, sia le tre sorelle all’interno de La luna e i falò, Silvia, Irene e Santa, declinato in modi diversi: Goneril si suicida con un coltello dopo aver avvelenato la sorella Regan per gelosia nei confronti della liaison con Edmund; Cordelia muore per impiccagione dopo essere stata catturata e imprigionata insieme al padre; Irene sposa Arturo come matrimonio di ripiego il quale sperpera la sua dote e la malmena; Silvia muore dopo aver abortito e Santa muore colpita da una scarica di mitra dai partigiani e ne viene bruciato il corpo.
Anche a livello strutturale è possibile instaurare tale parallelismo: entrambi i testi si sviluppano per la maggior parte sulle vicende delle due sorelle maggiori e si concludono con la dura sorte della sorella minore: nel caso del Re Lear la tragedia si snoda sulle vicende di Goneril e Regan, che avevano ereditato le doti del re, mentre Cordelia era stata esiliata. Ma quest’ultima sarà protagonista del quinto atto, dove morirà tragicamente sotto gli occhi disperati del padre; così come ne La luna e i falò quando Anguilla, il protagonista, ricorda gli anni della sua adolescenza essi sono incentrati principalmente sulle vicende amorose di Silvia e Irene mentre il capitolo finale è incentrato su Santa e il suo destino. Questo però non implica una volontà di attribuire maggior importanza alle sorelle maggiori, anzi, esse attardano l’evento finale aumentandone la portata tragica e potenziando il messaggio veicolato dalle sorelle minori: Cordelia, pur essendo l’unica ad amare realmente suo padre disinteressandosi della sua eredità verrà comunque travolta da un tragico destino così come ne La luna e i falò non importa se Santa abbia agito correttamente o meno, ciò che conta è il compiersi del destino iscritto nelle leggi naturalistiche della vita indipendentemente dalla volontà del singolo.
In entrambi i testi emerge una necessità sotterranea che va acuendosi nel corso della narrazione, come se si sentisse che c’è qualcosa di terribile che inesorabilmente dovrà accadere, facendo sì che ciò che appare come caso si riveli destino. Per tutti i personaggi c’è quindi un destino che deve compiersi indipendentemente dal fatto che esso sia giusto o sbagliato, indipendentemente dalla lotta che essi compiono contro le leggi della natura, l’esito è sempre quello già scontato di soccombenza ad esse, di sconfitta nei confronti della natura.
Denise Mungiello, Lumi Online Journal