Nel cuore degli anni Novanta, un’onda di sperimentalismo letterario invase l’Italia con l’emergere dei “Cannibali”, autori audaci e provocatori che sfidarono gli stereotipi. Da “Gioventù cannibale” fino ad arrivare alla piazza di Campo de’ Fiori, questo fenomeno, nato dal pulp, racconta una storia di eccessi, etichette e clamori mediatici che hanno plasmato in modo unico la narrativa contemporanea italiana.
Qualcuno si ricorda davvero dei Cannibali?
Tra la metà e la fine degli anni Novanta, l’Italia fu testimone dell’emergere di un fenomeno letterario che può essere considerato, entro i suoi confini, il più significativo degli ultimi vent’anni del Novecento. Questo fenomeno prese forma nella raccolta di racconti intitolata “Gioventù cannibale”. Tuttavia, i protagonisti di questo movimento, i “Cannibali”, non sono mai stati convinti di questa etichetta, creata appositamente dalla stampa. Affermavano che sotto questo termine venivano accomunati testi e autori molto meno affini tra di loro di quanto sembrasse.
Tutto ebbe inizio prima dell’uscita di “Gioventù cannibale“: a febbraio 1996 uscì “Occhi sulla graticola” di Tiziano Scarpa, a marzo “Fango” di Niccolò Ammaniti, “Fonderie Italghisa” di Giuseppe Caliceti, e ad aprile “Woobinda”, di Aldo Nove. Bruno Ventavoli, su “Tuttolibri”, definì queste opere “i nipoti di Tarantino” o “i figli di Tarantino“, identificando una somiglianza tra di loro. Il giornalista utilizzò il termine “pulp” per descrivere il particolare stile di scrittura dei giovani autori, ispirandosi al film “Pulp Fiction” uscito qualche mese prima.
Il fenomeno dei Cannibali nacque come una continuazione di ciò che inizialmente venne identificato come “pulp”. La somiglianza tra i quattro testi e la loro pubblicazione ravvicinata spinsero la critica a vedere una comunione di intenti. Nel 1996, Daniele Brolli propose alla neonata Stile Libero di Einaudi di pubblicare una raccolta di racconti di orrore estremo, che alla fine uscì con il titolo “Gioventù cannibale”. Fu un successo senza precedenti per un’antologia di racconti di più autori.
Nei due anni successivi, il fenomeno dei Cannibali dominò la scena letteraria e mediatica italiana. La confusione portò alla creazione di schemi classificatori in cui gli autori venivano definiti “veri Cannibali”, “falsi Cannibali” o “buonisti”. Si scrissero decine di articoli, in cui venivano aggiunti o tolti Cannibali alla schiera di letterati a seconda delle nuove discussioni e pubblicazioni. Nel luglio del 1997, Cesare Garboli tenne addirittura una lectio magistralis sulla questione a Campo de’ Fiori.
Il clamore intorno ai Cannibali si placò repentinamente intorno al 1998, cadendo nel dimenticatoio. Nonostante ciò, quel periodo rappresenta un capitolo interessante nella storia letteraria italiana, un momento di sperimentalismo che ha contribuito a plasmare la narrativa contemporanea.
(Simone Di Pellegrino, Lumi Online Journal)