Oltre le Sacre Scritture. La Verità Nascosta nel Vangelo di Giuda

Nel misterioso vangelo di Giuda, un antico testo gnostico rivela una prospettiva unica su Cristo e gli apostoli, offrendo riflessioni su tradizioni e rituali. Una rilettura antica che risuona con sorprendente attualità.

Poche cose sono più affascinanti della mitologia: storie che utilizzano archetipi validi sempre, in ogni luogo e in ogni momento, in poche parole, storie universali. La Bibbia ancora non viene presa in considerazione al di fuori del mero punto di vista religioso, anche da chi non crede; eppure, cosa è questa se non la mitologia su cui si è fondata l’intera cultura occidentale? Ecco che si può suggerire, stimolando un piccolo parallelismo che sembra sussistere con il nostro tempo esaminando una di queste storie (una però non facente parte di quelle ufficiali, come in tutte le mitologie infatti anche in quella biblica esistono varianti non accettate dall’ortodossia): nel vangelo di Giuda, Cristo deride i suoi apostoli durante un rituale eucaristico ante litteram.

Innanzitutto cosa è il vangelo di Giuda? Esiste un vangelo di Giuda? Sì, è stato scoperto da alcuni contadini egiziani con l’hobby del depredare tombe nel 1978, contenuto in un manoscritto gnostico (il Codex Tchacos) seppellito in una caverna adibita da secoli a luogo di sepoltura. Prima di venire a conoscenza del suo contenuto il manoscritto ha affrontato tante di quelle peripezie (è stato addirittura congelato per molto tempo in una cassetta di sicurezza da un uomo convinto che fosse la maniera più opportuna per conservare un papiro di quasi duemila anni) da arrivare ai giorni nostri letteralmente in frammenti, con tutte le difficoltà di comprensione del testo che ciò ha comportato. Per farla breve, è un testo gnostico che vuole presentare Giuda come l’unico tra i discepoli del Messia in grado di comprendere veramente il messaggio di Cristo, la portata rivoluzionaria di questo. Il suo poter capire però è portatore di disgrazia, come capita spesso nella vita, poiché lo condanna a prendere parte al disegno divino: deve sacrificare Gesù (e con lui quindi se stesso) per far sì che possa compiersi il destino del Figlio di Dio.

Giuda, che è sempre stato ritenuto l’incarnazione del Male, è in questo caso l’unico che non è cascato nelle grinfie del falso dio maligno che combattono gli gnostici. Questo dio è colui che domina sul mondo sensibile, ed è falso, un impostore, poiché il vero Dio, che regna in una dimensione trascendente alla nostra e inaccessibile alla maggior parte degli uomini, è “raggiungibile” solo dagli gnostici, gli unici a conoscenza della verità.

I restanti apostoli sono vittime del falso dio impostore, e per questo sono derisi dal loro Messia. Ciò capita perché non sono in grado di assimilare l’irruzione nelle loro vite del messaggio totalmente nuovo portato dal loro maestro, perciò attuano riti e atteggiamenti che erroneamente credono rispecchiare i nuovi valori, ma che in realtà sono legati in modo evidente al vecchio mondo che ritengono di superare proprio con questi: per esempio, spezzano il pane pensando di compiere un atto rivoluzionario, ma non sanno che stanno ripetendo in fin dei conti un rito ebraico. E Cristo se la ride.

Il riso del Messia non ha nulla di didattico, non mira a mostrare nulla ai discepoli, non mira ad ampliare le conoscenze per avviare in loro una trasformazione; mira solo a evidenziare tutto ciò che è ottuso e ignorante, mortale, non illuminato. La risata sottolinea la mancanza di consapevolezza della propria identità da parte degli apostoli, di coloro che credono di combattere ciò che in realtà con le proprie azioni non fanno altro che rafforzare e perseguire.

Il vangelo di Giuda probabilmente non è che un testo polemico che ha come obiettivo quello di criticare l’allora nascente ortodossia cattolica, la sua ritualistica e la sua propensione al martirio, attaccando e dipingendo come stolti, buzzurri e incapaci di riconoscere veramente il divino, la verità, gli undici apostoli da cui questa ortodossia dichiara di discendere. Questi undici sono solo degli epigoni del vecchio potere, che in maniera subdola continua a esprimersi anche in chi ritiene di essere portatore di nuovi valori. Una parabola perfetta per i nostri tempi.

Simone Di Pellegrino, Lumi Online Journal

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